Un fenomeno sempre più in aumento quello della violenza sulle donne.
Nei centri di accoglienza, le vittime possono affrontare e cercare di superare il trauma, affiancate dal lavoro delle operatrici.
Sara, a seguito di un’esperienza lavorativa come operatrice al Casa delle Donne di Modena, ha deciso di raccontare la tipologia di supporto dato e dare voce alle vittime.
Autore: Sara Leonelli
Università Alma Mater Studiorum di Bologna – Corso di Progettazione e gestione dell’intervento educativo nel disagio sociale
Titolo: Il fenomeno della violenza di genere: il lavoro delle donne e del centro antiviolenza di Modena verso l’empowerment e l’autonomia
Di che cosa tratta la tua tesi?
La mia tesi magistrale tratta il tema della violenza sulle donne.
L’analisi parte da una trattazione teorica, passando per un punto di vista legislativo ed arriva, infine, al lavoro concreto che le operatrici e le donne accolte al centro antiviolenza della Casa delle Donne di Modena, svolgono.
L’analisi si basa anche sulla mia esperienza personale, in quanto operatrice di questo Centro e su ciò che le donne da me seguite mi hanno trasmesso e insegnato.
Perché hai voluto toccare questo argomento, che conclusioni hai tratto?
Ho scelto di trattare questo argomento per due motivi.
Il primo era per dare degna conclusione al mio percorso lavorativo al Centro Antiviolenza della Casa delle Donne di Modena.
Il secondo, per mettere in luce la peculiarità del lavoro dei Centri Antiviolenza femministi della rete Di.re, del quale quello Modena fa parte, e dare voce alle donne accolte tramite quella delle operatrici che le hanno seguite.
Purtroppo, per una questione di privacy ed anonimato non ho potuto intervistare direttamente le donne accolte.
Con questo lavoro ne ho tratto la conclusione che il fenomeno della violenza di genere è ancora molto poco compreso.
Le donne che subiscono violenza si trovano ancora ad essere considerate, sia dalla società che dalle istituzioni, la causa della loro situazione. E si ritrovano a interiorizzare questa colpa, provando vergogna nel denunciare o nel chiedere aiuto.
Si dovrebbe pensare di più alla prevenzione del fenomeno e alla tutela delle donne che lo vivono.
Gli interventi emergenziali dovrebbero essere più celeri, soprattutto nel riconoscere il pericolo già dalle prime richieste di aiuto.
I centri antiviolenza combattono come possono e con i pochi fondi a loro disposizione, riuscendo ad ottenere risultati incredibili.
Sarebbe, però, necessaria una comprensione e un sostegno maggiore sia da parte degli enti giudiziari che da parte della società nel suo insieme, a cui si dovrebbe aggiungere un lavoro di educazione e prevenzione più preciso.
Il lascito ricevuto dalle donne che ho incontrato nel mio lavoro è la loro forza e determinazione, prima nel sopportare e nel cercare di gestire un uomo violento e poi nel decidere di uscire dalla violenza per riappropriarsi della propria autonomia.
Quale consiglio daresti a un collega laureando per preparare la sua tesi?
Consiglierei di prendersi il tempo giusto per riflettere e scegliere un argomento che piaccia e interessi davvero. Così facendo, il lavoro di tesi non diventa troppo pesante e noioso.
Di conseguenza penso che sia una buona idea iniziare il tutto con anticipo sulla data di laurea ipotizzata, per non rischiare di dover fare tutto di fretta.
Che rilegatura hai scelto per la tua tesi e perché?
Per la mia tesi ho scelto una rilegatura rigida in velluto color avorio, con scritte nere.
La scelta è stata dettata dall’abbinamento con l’outfit: un tailleur nero con piume avorio sulle maniche, una canotta di raso color avorio e un paio di decolleté dello stesso colore.
Inoltre, trovo che la rilegatura in velluto, sia bellissima ed elegante.
Sceglieresti di nuovo il corso di laurea che hai frequentato?
Assolutamente sì. Ho avuto la possibilità di continuare il mio percorso di studi in Scienze dell’Educazione in modo personalizzato e specifico.
Scegliendo questo corso ho, infatti, potuto personalizzare al 90% piano di studi.
Ho scelto gli esami che più mi interessavano, dando così una direzione specifica al corso. Inoltre, essendo una laurea equipollente a Pedagogia, mi ha aperto uno scenario più ampio a livello lavorativo, sia nel ruolo di pedagogista che di progettista/coordinatrice nell’ambito del sociale.
Se potessi tornare al tuo primo giorno di università, quale consiglio daresti al te stess* dell’epoca?
Ho iniziato la magistrale a settembre 2020, in piena pandemia.
Sono contenta di essere riuscita a frequentare in presenza anche nei momenti di restrizioni più dure.
A Bologna, infatti, hanno sempre dato la possibilità di frequentare le lezioni in presenza, con l’obbligo di prenotazione del posto in aula.
Ho avuto, così, la possibilità di vivere, per quanto possibile, la vita da pendolare e da studentessa universitaria, conoscendo anche nuove persone.
Alla fine è andato come volevo che andasse, quindi, forse l’unico consiglio che mi darei sarebbe quello di prendere le cose come vengono, impegnandomi al massimo delle mie potenzialità, per fare in modo che il duro lavoro venga premiato alla fine del percorso.
E se le vittime fossero gli uomini? Leggi la Storia di Tesi di Lucia Ruggiero.