"The Last of Us" nella tesi di Enrico Ratti
I Videogiochi sono forme d’arte? Enrico Ratti ne è convinto, al punto di scrivere la tesi di laurea focalizzandosi (e attirando la nostra attenzione) proprio su questa tematica.
Il titolo della tesi già profuma di emozioni e appassionata analisi dell’argomento: “Mentire per amore: le peculiarità artistiche nei videogiochi e il caso di The Last of Us”
Dato che non ne sappiamo nulla in merito… e non avevamo mai pensato ai videogiochi in questi termini chiediamo ad Enrico di spiegarci come ha sviluppato questo argomento e cosa ha spinto questa scelta tematica decisamente originale.

Nella mia tesi ho affrontato il rapporto tra arte e videogiochi, con capitoli suddivisi per argomento che vanno dal disegno delle bozze passando per le mostre pionieristiche che si sono tenute in Italia, l’architettura e il design, la narrazione, fino ad arrivare al rapporto con l’industria cinematografica. Al termine di ogni capitolo ho riportato il caso di un videogioco specifico analizzato focalizzandomi su una determinata forma d’arte. Nel capitolo conclusivo ho analizzato un caso di studio specifico, The Last of Us, che ritengo sia il punto più alto finora raggiunto dall’industria videoludica.

Ho affrontato questo argomento per una mia esigenza personale, quella di raccontare le emozioni che traggo dalla mia passione; al momento in Italia, a livello sociale, il videogioco non ha ancora raggiunto l’importanza delle altre forme artistiche. In questo modo sono riuscito a dimostrarne, appunto, le peculiarità e le potenzialità che potranno essere sviluppate in futuro.
Un po’ un eroe culturale il nostro Enrico. Sicuramente ci ha incuriosito e… ci siamo fatti una cultura su “The Last of Us”.

Non si tratta di un comune “gioco di zombie”, quanto più di “una storia d’amore con un rapporto simile a quello che intercorre tra padre e figlia”. Joel è un contrabbandiere ormai segnato dalla continua lotta per la sopravvivenza, mentre Ellie è una ragazza quattordicenne con poca esperienza del mondo pre-apocalittico.

La prima parte del gioco ci mostra l’inizio di un’epidemia quando ancora non era diffusa, Joel conduce una vita tranquilla ma gli infetti chiusi nella quarantena dell’ospedale riescono a entrare in città. Joel riesce a fuggire ma per colpa di un soldato perde la figlia Sarah. A venti anni di distanza da una pandemia che ha stravolto l’intera civiltà, gli umani infetti sono ormai fuori controllo e i sopravvissuti si uccidono a vicenda per recuperare cibo, armi o in alcuni casi per ricorrere al cannibalismo. Joel è uno spietato superstite che viene ingaggiato per portare la quattordicenne Ellie fuori da una zona di quarantena controllata da un severo regime militare, ma quello che all’inizio sembra un compito semplice si trasforma ben presto in un impegnativo viaggio attraverso gli Stati Uniti*.

La storia si fa davvero appassionante. A noi è venuta voglia di giocare! Quindi oltre alle congratulazioni ad Enrico per il traguardo raggiunto, lo ringraziamo per averci fatto scoprire un aspetto dei videogiochi a cui non avevamo mai pensato. Non ci sono solo zombie, combattimenti o giochi di strategia. Dietro ad alcuni videogiochi c’è un messaggio, un certosino lavoro artistico per la produzione, una vera e propria storia e una presentazione delle emozioni delle persone paragonabile ad un buon libro o ad un ottimo film. Quindi grazie ad Enrico e in bocca al lupo per tutto!
(*tratto da Wikipedia)
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