Daniela Patti ci parla del sessismo linguistico, operando anche un confronto tra la lingua italiana e quella spagnola. Si tratterebbe della manifestazione della differenza sessuale nel linguaggio, con una “profonda discriminazione nel modo di rappresentare la donna rispetto all’uomo attraverso l’uso della lingua.” (Per saperne di più)
Autore: Daniela Patti
Alma Mater Studiorum Università di Bologna – Scuola di Lingue e Letteratura, Traduzione e Interpretazione
Titolo: El Sexismo Lingüístico: un Análisis Interlingüístico Entre Español e Italiano, con un Enfoque Particular En El Fenómeno del Nuevo Género Neutro En Argentina
Il sessismo linguistico: un’analisi interlinguistica fra lo spagnolo e l’italiano, con un approfondimento sul fenomeno del “lenguaje inclusivo” o nuovo genere neutro in Argentina.
Di cosa tratta la tua tesi?
La mia tesi (scritta in spagnolo) vuol essere un’analisi interlinguistica fra lo spagnolo e l’italiano del sessismo linguistico, un fenomeno che affonda le proprie radici nella società e che si riflette nel linguaggio. Secondo le mie osservazioni preliminari basate su un’analisi empirica e contrastiva, l’ipotesi iniziale era che, riguardo questa questione, la comunità ispanofona fosse più impegnata dell’italofona.
L’obiettivo dell’elaborato è stato proprio quello di verificare la veridicità di questo postulato. La seconda parte della tesi si concentra invece sull’Argentina, dove attualmente si stanno dibattendo alcune proposte per istituire un “lenguaje inclusivo”. Si tratta di un linguaggio che usa un nuovo genere neutro (o terzo genere), che adotta come desinenza la vocale e al posto delle tradizionali a e o (les chiques invece di los chicos o las chicas). Il motivo alla base del nuovo genere neutro è utilizzare una desinenza che non sia né specifica per il femminile né per il maschile. E ciò significa che includa non solamente i due generi, ma anche i generi non binari, coloro che non si sentono inclusi in questa struttura tradizionale del linguaggio (e della società) che distingue tra maschile e femminile.
Perché hai voluto toccare questo argomento, che conclusioni hai tratto?
La scelta di questo argomento è stata piuttosto semplice, mi è bastato unire due mie grandi passioni: un approccio femminista e l’interesse per il linguaggio. Confrontare le diverse culture che conosco ha sempre risvegliato in me molta curiosità, e quale migliore occasione di farlo, se non quella di scrivere una tesi al riguardo?
Grazie all’ampio lavoro di ricerca e documentazione che ho portato avanti nel processo di stesura dell’elaborato sono giunta alla conclusione che, tra l’italiano e lo spagnolo, è nel secondo caso dove si mostra una maggiore attenzione per evitare il sessismo linguistico. E ciò avviene nonostante ne presentino gli stessi caratteri, così come il quadro teorico grammaticale alla base del loro utilizzo.
I fattori che sostengono la mia ipotesi sono il numero di pubblicazioni per un linguaggio non sessista e l’uso dei nomi di titoli e professioni al femminile, presenti maggiormente nella lingua spagnola e da molto più tempo rispetto alla lingua italiana. Infatti, già da 90 anni in Spagna venivano utilizzati termini come médica o ingeniera senza che questo causasse alcuna sorpresa.
In Italia invece, tuttora è aperto il dibattito su alcuni nomi di professioni al femminile, semplicemente per mancanza di abitudine.
È inoltre importante ricordare che né la lingua spagnola né quella italiana sono grammaticalmente sessiste, visto che presentano tutte le risorse per un uso equo di entrambi i generi, ma l’ideologia e la società lo sono, e questo viene manifestato attraverso il linguaggio. In effetti, le proposte avanzate per utilizzare un linguaggio non sessista avranno successo e si consolideranno nel tempo solo con la pratica e a seconda delle scelte dei parlanti. Lo stesso succederà con il nuovo genere neutro in Argentina: nessuno può prevedere come si svilupperà in futuro. L’unica cosa chiara è che nessun gruppo sociale può imporre modelli linguistici al resto della società.
In futuro continuerai ad approfondirlo?
Certamente, il nuovo genere neutro in Argentina è un argomento tremendamente attuale, e solo seguendo le ultime notizie potremo vedere se le proposte avanzate prenderanno piede nel linguaggio istituzionale del paese e, perché no, anche espandersi.
Pensi che la tesi ti sarà utile per il tuo futuro professionale, e in che modo?
Mi sono laureata in Interpretazione, quindi il tema da me scelto non è prettamente collegato al mio lavoro. Ciononostante, credo sia un argomento profondamente interessante, da esporre agli studenti più giovani per suscitare in loro un’attenzione e riflessione particolare su come il sessismo si manifesta nel linguaggio. Solo con campagne di sensibilizzazione, per fortuna già in atto, si potranno arginare gli usi sessisti della lingua. Spesso sono radicati in profondità in essa e li adottiamo senza nemmeno accorgercene.
Quale consiglio daresti ad un collega laureando per preparare la sua tesi?
Il consiglio che mi sento di dare è di scegliere un tema che vi sta particolarmente a cuore perché dovrete dedicargli un sacco di tempo. La cosa più importante è goderselo!
Il tuo corso di laurea che figura professionale forma? Dove potresti lavorare?
Ho studiato al Dipartimento di Interpretazione e Traduzione di Forlì, Università di Bologna, e nello specifico il mio corso di laurea forma interpreti professionisti. Gli sbocchi lavorativi sono diversi: normalmente si sceglie di diventare un interprete freelance e lavorare autonomamente per agenzie e clienti diretti, che possono essere enti governativi oppure aziende/privati. Ci si può anche specializzare in particolari lingue richieste al Parlamento Europeo e arrivare a lavorare nel paradiso degli interpreti!
Sceglieresti di nuovo il corso che hai frequentato?
Assolutamente, il mio corso di laurea è altamente formativo e mi ha consentito di imparare moltissimo, anche grazie alla passione e alla professionalità dei nostri insegnanti. Si tratta infatti di interpreti professionisti che, grazie a questo contatto diretto con il mondo del lavoro, riescono a trasmetterci i veri trucchi del mestiere. Lo consiglio a tutti coloro che aspirano a diventare Interpreti con la I maiuscola!