Titolo tesi di laurea:
Servizio sociale e mass media: la controinformazione degli assistenti sociali.
Presso: Università degli Studi del Molise
Autore: Valentina Zullo
E fino a questo punto nulla di speciale per la tesi di laurea della neodottoressa. Ma… l’apparenza inganna.
Valentina non è certamente superficiale nella sua tesi di laurea. Tratta un argomento fondamentale per la nostra attualità. Il modo in cui raccogliamo informazioni in ogni secondo, come queste informazioni ci vengono presentate, il linguaggio che usano per trasmettere informazioni… tutto questo condiziona inevitabilmente le nostre opinioni.
Ed è proprio in questo modo che si creano pregiudizi difficili da sradicare, proprio come diceva Einstein “È più facile spezzare un atomo che un pregiudizio” (purtroppo).
Ci siamo chiesti cosa ne sappiamo del lavoro degli assistenti sociali. E ci sono venute in mente associazioni non proprio piacevoli.
E allora rivolgiamo qualche domanda in più alla dottoressa Zullo perchè ci accorgiamo che ne vale davvero la pena ed è un argomento che vale la pena di approfondire.
Di cosa tratta la tua tesi di laurea?
Nel mio lavoro di tesi ho analizzato il rapporto tra servizio sociale professionale e mass media, partendo dal presupposto che i mezzi di informazione abbiano un ruolo rilevante nella rappresentazione della professione dell’assistente sociale e nella creazione di stereotipi che spesso minano la credibilità di tale professione.
Perché hai voluto toccare questo argomento, che conclusioni hai tratto?
Per molti anni gli assistenti sociali hanno chinato il capo innanzi alle rappresentazioni negative del loro operato con la convinzione che il loro svolgere “eticamente” la professione potesse bastare a ridurre le negatività riportata dagli animatori delle informazioni. Ma nell’era della globalizzazione, dell’alta tecnologia, della rivoluzione digitale e dell’enorme flusso di informazioni che arriva direttamente e rapidamente nelle case delle persone la comunità professionale si è resa conto che solo il “saper fare” non basta più a risolvere i problemi di disinformazione in merito all’attività di un assistente sociale.Ci si è resi conto di essere giunti in situazioni quasi, anzi del tutto, paradossali: la professione che per prima offre aiuto ai cittadini viene qualificata e dunque riconosciuta dagli stessi come il male della società. Nell’ansia di ricerca di un riconoscimento sociale, tra delusioni e speranze, con la mia tesi ho analizzato i seguenti interrogativi:
- quanto, il professionista può incidere sulla informazione specializzata?
- cosa ha a disposizione?
- di cosa invece ha bisogno?
Queste domande sono oggi più che mai attuali: comunicare il fare è stata sempre posta come una questione secondaria o del tutto irrilevante, infatti fino al 2000 e poco più vi era essenzialmente poca materia comunicativa prodotta dal professionista o da chi per esso fosse in grado di dare la corretta nonché completa informazione.L’assistente sociale è il professionista dell’ascolto e della comunicazione, sa “leggere” le persone, il territorio, i loro bisogni e le loro risorse, affrontando le difficoltà ad esso legato con le fondamenta teoriche date dalla Scienza del Servizio Sociale. […] Con questa tesi si è voluta sottolineare la possibilità della padronanza della rappresentazione della professione e dell’annessa informazione, attraverso metodi alternativi di comunicazione creati e messi a punto dai professionisti stessi che, sfruttando le risorse a disposizione come il web, l’interesse dei lettori, la creatività stanno trasformando un tema che prima era un tabù lesivo del segreto professionale in una vera e propria porta d’accesso ai servizi sociali.La controinformazione dunque è l’inesorabile alternativa all’attacco mediatico della stampa e della tv del dolore che processa e condanna senza appello una delle prime professioni di aiuto operante per ed in uno Stato di diritto. È inoltre una sorta di diritto di rettifica a quei servizi mediatici che si tingono di un “finto” intento pedagogico con le caratteristiche di denuncia sociale.Rafforzare l’opinione degli altri sull’identità professionale significa rafforzare l’identità stessa; farsi conoscere attraverso un forte investimento in visibilità mediatica che sappia evidenziare l’esistenza di servizi sociali specifici per determinate situazioni e che porti fiducia alla comunità, significa quindi creare una forma di prevenzione alla disinformazione e contemporaneamente una nuova porta d’accesso o anche, perché no, uno sportello d’ascolto degli utenti (passati, presenti e futuri). Non si può più permettere che la sottovalutazione del welfare o che luoghi comuni possano impedire ai cittadini o alle persone in difficoltà di affidarsi e fidarsi del servizio sociale professionale.
Pensi che la tesi ti sarà utile per il tuo futuro professionale, e in che modo?
Il mio lavoro è stato quello di raccogliere tante iniziative di professionisti e confrontare i loro effetti con le cose non fatte. Ho constatato l’importanza di informazioni, rappresentazioni o idee in generale… insomma è stato uno spunto di riflessione che, nel campo lavorativo, mi sta dando sicuramente un buon punto di partenza.
Quale consiglio daresti ad un collega laureando per preparare la sua tesi di laurea?
Raccogliere quante più informazioni possibili sul proprio argomento di tesi e scrivere qualunque idea viene in mente; inoltre stilare sin dall’inizio indice ed abstract.
Che consiglio daresti a chi si sta iscrivendo all’università e sceglie di diventare assistente sociale?
Cercare di fare tante ore di tirocinio e soprattutto di contestualizzare tutto ciò che impara.