Le cure palliative si occupano in maniera attiva e totale dei pazienti colpiti da una malattia che non risponde più a trattamenti specifici e la cui diretta evoluzione è la morte.
La scelta di trattare questo argomento è stata motivata dal fatto che la sedazione palliativa è ancora considerata una pratica estremamente complessa, innanzitutto perchè si tratta di un intervento farmacologico che permette di modificare la coscienza della persona, ma specialmente perchè viene attuata nell’ambito delle cure di fine vita, ovvero in un’area in cui va dedicata estrema attenzione agli aspetti comunicativi e relazionali con il malato, con la famiglia e tra i membri dell’équipe, quindi un’area in cui le competenze tecniche e l’esperienza devono integrarsi ad una perfetta conoscenza del setting di cura.
E talvolta la tesi di laurea è solo l’inizio di un nuovo interesse, spunto per future riflessioni.
Continuerò certamente ad approfondire questo tema in futuro, poichè la mia ricerca mi ha dato modo di vedere che si tratta di un argomento ancora poco trattato e conosciuto, ma che ha una grande rilevanza dal punto di vista clinico e della gestione assistenziale in équipe.
Penso che la mia tesi mi sarà utile in futuro perché, oltre a chiarire molti aspetti relativi alla sedazione palliativa ed al suo utilizzo, fa anche luce sulle criticità che gli infermieri si trovano a fronteggiare durante il processo decisionale e di attuazione della sedazione, soprattutto dal punto di vista della relazione con il malato, con i caregivers e con l’intera équipe di cure palliative (medico, infermiere, operatore socio sanitario, psicologo, ecc.).
Giulia ha un asso nella manica che condivide con noi.
Il mio consiglio per i futuri laureandi è questo: vivete la stesura (e la discussione) della vostra tesi non come una punizione da scontare per ottenere la tanto sudata laurea, ma come la possibilità di mostrare quanto avete imparato negli anni di studio, quanto vi siete appassionati e quanto desideriate che chi vi sta ascoltando possa capire tutto ciò e sentirsi coinvolto ed “emozionato” dal vostro lavoro. Non temete la voce che vi tremerà e nemmeno le domande che vi faranno alla fine. La persona che ne sa di più della vostra tesi siete voi, che l’avete scritta e preparata per mesi, e se la commissione vorrà approfondire qualcosa dovrete solo che essere fieri di aver suscitato il loro interesse e rispondere con sicurezza.. 🙂
Grazie Giulia. Il tuo consiglio fa commuovere ed è profondamente utile!
In bocca al lupo per il tuo futuro! Il mondo della sanità sarà certamente ogni giorno migliore se arricchito da persone ricche di umanità e di empatia, capaci di “emozionarsi” per il proprio lavoro.