Autore: Pietro Gronchi
Università degli Studi di Pisa – Dipartimento di Ingegneria dell’informazione
Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione
Cosa succederebbe se i meccanismi biologici che regolano le colonie di insetti fossero applicati alla gestione delle grandi città? Ce lo spiega Pietro Gronchi, con la sua tesi sull’Analisi, Miglioramento e Collaudo di Tecniche per Rilevare e Caratterizzare City Hotspot Tramite Position-Based Stigmergy.
Di cosa tratta la tua tesi?
É sempre un’impresa riuscire a spiegarlo in maniera semplice, così come parlare del contributo che ho apportato con il mio lavoro di tesi. Ricorderò per sempre la domanda “su cosa ti sei laureato?” che mi ha fatto Gerry Scotti nella puntata di Caduta Libera a cui ho partecipato qualche giorno dopo la discussione. Temevo che la botola si aprisse da un momento all’altro, perché non riuscivo a spiegarlo in parole povere.
Il titolo della tesi è “Analisi, miglioramento e collaudo di tecniche per rilevare e caratterizzare city hotspot tramite position-based stigmergy”. In buona sostanza, viene applicato il meccanismo biologico con il quale le colonie di insetti si coordinano tra loro (la stigmergia) a dati posizionali (quali quelli GPS). Nel mio caso, questi dati sono costituiti dalle posizioni di ingaggio e rilascio dei passeggeri dei taxi della città di New York, per individuare sulla mappa della città le aree a più alta concentrazione di persone nelle varie fasce orarie della giornata, cioè gli hotspot.
Il supporto software che si occupa di fare tutto questo era già stato sviluppato presso il Dipartimento dell’Ingegneria dell’Informazione dell’Università di Pisa. Il mio compito è stato quello di analizzarlo e di individuare eventuali aspetti da correggere o potenziare.
In particolare, ho ideato e realizzato una tecnica (caratterizzazione) che automatizzasse e semplificasse il confronto tra hotspot relativi a giornate “affini” (come, ad esempio, quelle lavorative). Inoltre, il mio lavoro ha portato a un miglioramento qualitativo generale delle informazioni prodotte dal framework.
Perché hai voluto toccare questo argomento, che conclusioni hai tratto?
Prima dell’argomento, la scelta che ho dovuto fare è stata quella del relatore. Il Prof. Mario Cimino che è una persona molto cordiale e soprattutto disponibile, così come il dottorando Luca Alfeo, che mi ha seguito nella stesura nonostante si trovasse all’estero.
Questo particolare argomento mi ha colpito perché ne vedevo chiaramente le finalità e i possibili risvolti pratici. Lo studio degli hotspot cittadini delle grandi metropoli può consentire una gestione più accurata delle città stesse. Dalla programmazione degli interventi stradali all’organizzazione di eventi, dalla distribuzione sul territorio di luoghi di aggregazione alla progettazione oculata di linee di trasporto pubblico. Credo che nelle città del futuro, sempre più “smart” e digitali, l’uso della tecnologia e l’analisi dei dati saranno fondamentali anche nella loro progettazione.
In futuro continuerai ad approfondirlo?
Sicuramente cercherò di seguire l’evoluzione di questo lavoro, che sarà portato avanti da altri tesisti e dal Dipartimento stesso. Se al momento della tesi magistrale dovessi trovarmi nuovamente attratto dagli orizzonti cui si sarà spinta la ricerca, non escludo affatto di poter dare ancora il mio piccolo contributo al suo sviluppo.
Pensi che la tesi ti sarà utile per il tuo futuro professionale, e in che modo?
Pur non aspirando a lavorare nel mondo della ricerca in senso stretto, credo che il lavoro che ho portato avanti possa essere un bel biglietto da visita per dimostrare versatilità e adattamento. In poche settimane, ho dovuto mettere le mani su un progetto non ideato da me e renderlo mio, imparando praticamente da zero il linguaggio di programmazione e gli strumenti di analisi impiegati.
Quale consiglio daresti ad un collega laureando per preparare la sua tesi?
Consiglio di prendersi un po’ di tempo, anche più di quello che si crede necessario, per la scelta dell’argomento da sviluppare e la direzione da intraprendere. Quando ci si ritrova a passare il sabato pomeriggio davanti al PC, è fondamentale che lo si faccia trattando di qualcosa che appassiona, altrimenti diventa una mission impossible. Infine, consiglio di utilizzare LaTeX per la stesura della tesi: potersi dimenticare di gestire la formattazione del testo è un lusso che vale il (non troppo) tempo necessario per diventare pratici con il linguaggio.
Il tuo corso di laurea che figura professionale forma? Dove potresti lavorare?
Il corso di laurea in Ingegneria Informatica, specialmente all’Università di Pisa, apre la strada a moltissime opportunità lavorative: dal sistemista allo sviluppatore, le possibilità non mancano di certo una volta conseguita la laurea. Allo stesso tempo, però, vale la pena perfezionare gli studi con la laurea magistrale: la qualità delle posizioni lavorative offerte aumenta sensibilmente e si può avere maggiore possibilità di scegliere il lavoro dei propri sogni.
Sceglieresti di nuovo il corso che hai frequentato?
Assolutamente sì: sono stati tre anni di “studio matto e disperatissimo”, magari non sempre ripagati al pari delle proprie aspettative, ma non c’è corso di laurea e università migliore, che ti prepari in Ingegneria Informatica. Raggiungere questo traguardo ripaga appieno di tutti gli sforzi e l’impegno richiesti durante questi anni di studio.
Grazie Pietro per le tue parole. Per noi è stato un vero piacere partecipare in piccola parte al raggiungimento di questo tuo grande traguardo!!!