Storia di Tesi di Silvia Conti

La parola dislessia è ormai entrata nel linguaggio comune di tutti i giorni… ma in realtà pochi sanno davvero cosa significa. Silvia Conti ne ha fatto la sua tesi di laurea in terapia della neuro e psicomotricità dell’età evolutiva.

La prevenzione è la prima forma di riabilitazione e soprattutto quella che dà i migliori risultati (ma questa è un’altra storia).

Cosa significa essere un terapista della neuropsicomotricità dell’età evolutiva? Secondo Silvia vuol dire prima di tutto avere passione per il proprio lavoro. E non possiamo che appoggiare al 100% questa sua idea.

Autore: Silvia Conti

Università degli Studi di Milano – Facoltà di Medicina e Chirurgia
Corso di laurea in Terapista della Neuropsicomotricità dell’Età Evolutiva

Titolo: IN VIAGGIO CON LA VALIGIA DEI SUONI: TRAINING RITMICO-MUSICALE PER LA PREVENZIONE DELLA DISLESSIA NELLA SCUOLA DELL’INFANZIA

Per la mia tesi ho sviluppato, insieme alla mia relatrice e alla correlatrice, un progetto di ricerca sulla prevenzione della dislessia alla scuola dell’infanzia. Si è trattato di uno studio randomizzato controllato, con gruppo sperimentale e gruppo di controllo, seguendo la più recente ricerca sull’utilizzo della musica e del ritmo per il trattamento della dislessia. Sono intervenuta dunque con un training ritmico-musicale, contestualizzato in una cornice ludica adatta ai bambini di 5 anni, nei mesi precedenti al loro ingresso alla scuola primaria, per stimolare indirettamente tutte le competenze specifiche alla base della lettura. Per verificare l’efficacia dell’intervento e capire se il ritmo abbia un’influenza sulle competenze predittive della lettura ho somministrato dei test standardizzati per misurare tali competenze, all’inizio e alla fine del trattamento.

Ho trattato questo argomento anzitutto perché molto “caldo” all’interno della comunità scientifica attuale e dunque interessante per una tesi di laurea. In più ho scelto proprio il campo d’indagine musicale perché ho provato ad unire i miei interessi universitari a quelli di tipo musicale, infatti durante il liceo mi sono laureata in conservatorio. In questo modo la mia tesi ha racchiuso tutte le mie grandi passioni! Anche le conclusioni sono state ottime, perché effettivamente il progetto di ricerca si è rivelato efficace per la prevenzione della dislessia e in generale stimolatore delle competenze di apprendimento e di lettura, oltre ad essere divertente per i bambini e arricchente per me.


Ci sono molti presupposti per continuare ad approfondire questo ambito di ricerca, per esempio mi piacerebbe potere ripetere lo stesso progetto su un campione più vasto, oppure rivedere gli stessi bambini a fine della prima e della seconda classe della scuola primaria, per monitorare lo sviluppo e capire quanto i dati a 5 anni fossero predittivi.

Sicuramente la mia tesi sarà utile nel lavoro futuro, perché tratta proprio uno dei disturbi oggetto della mia professione. Inoltre, questa tesi mi ha permesso, a due mesi dalla laurea, di trovare lavoro grazie all’argomento trattato, ai dati ottenuti e all’esperienza sul campo.

Secondo la mia esperienza, la tesi è un lavoro che richiede un enorme investimento di tempo, energia, studio, impegno. Per questo bisogna sicuramente amare ciò che si studia, in modo da arrivare all’ultimo anno con le idee chiare su cosa ci piacerebbe approfondire. Senza dubbio consiglio a tutti di scegliere un argomento molto specifico e che si ama pazzamente. La tesi diventa la propria vita per circa un anno, quindi non la si può considerare un sacrificio. Deve essere qualcosa di inglobante, sì, ma da fare con passione. Se si riesce a scegliere anche qualcosa di lungimirante al futuro professionale, certamente sarà ancora meglio, perché diventerà il nostro biglietto da visita e ci potrà dare un valore aggiunto.

Il Corso di Laurea in Terapia della Neuro e Psicomotricità dell’Età Evolutiva, nella Facoltà di Medicina e Chirurgia, prepara a diventare un professionista sanitario della riabilitazione. Il “TNPEE” è un esperto dello sviluppo del bambino, normo-tipico e alterato. Perciò lavora sì in ambito educativo-preventivo per stimolarne alcune tappe, ma ha la sua massima espressione nel lavoro sanitario, negli ospedali e nei centri riabilitativi, perché ha una forte formazione sanitaria e psicologica che gli permette di lavorare in modo finalizzato e scientifico sui disturbi del neurosviluppo (Autismo, ADHD, Disabilità intellettiva, Disturbi del Comportamento, Disturbo della Coordinazione Motoria, Disturbi Specifici dell’apprendimento etc.). Il centro del lavoro di un TNPEE è il gioco, attività che accomuna tutti i bambini e che può essere declinato a seconda delle loro fatiche, per superarle, aggirarle o imparare a vivere con esse.

Come tutti i corsi di laurea, anche il mio ha avuto i suoi difetti. In più è molto inglobante, ad obbligo di frequenza assoluto, con le lezioni condensate, pochi appelli d’esame, tantissime ore di tirocinio ogni anno e valutazioni relative. E’ uno di quei corsi di laurea che non si possono scegliere a caso, vanno amati. Io l’ho amato e lo sceglierei tutte le volte!

Noi auguriamo a Silvia di mantenere a lungo questa passione per il lavoro che ha scelto… anzi di coltivare questa passione perchè possa animare le sue giornate e le giornate delle persone di cui si prenderà cura! In bocca al lupo per tutto!

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