Università degli Studi Milano Bicocca – Dipartimento di Scienze Umane per la Formazione “Riccardo Massa”
Autore: Samantha Bionda
Laurea in Scienze dell’Educazione
Titolo: “Il progetto di vita del disabile intellettivo adulto. Un’indagine sul campo per rilevare i livelli di qualità di vita in ottica inclusiva”
La mia tesi trattava di adulti con disabilità intellettiva. Mi sono concentrata sull’importanza di un buon Progetto di Vita per la realizzazione dell’inclusione sociale. Ho cercato di unire il punto di vista psicologico a quello pedagogico: una premessa psicologica era doverosa per delineare brevemente alcuni aspetti diagnostici della disabilità in generale e poi di quella intellettiva, la visione medica e sociale che negli anni si è avuta sulla questione, ma soprattutto per presentare l’ottica della “psicologia positiva” (un approccio psicologico che fonda gli interventi sulla promozione del benessere delle persone piuttosto che concentrarsi sui problemi e gli aspetti negativi) che ha fatto da premessa per i ragionamenti successivi; l’impronta educativa-pedagogica, però, è stato l’aspetto principale perché mi sono concentrata sulle azioni che i servizi assistenziali dovrebbero mettere in atto per promuovere la qualità di vita ottimale per i disabili, e sull’importanza che un intervento precoce e continuativo (dall’infanzia all’età adulta) ha per il buon sviluppo e l’efficace inclusione sociale della persona con disabilità intellettiva.
Volevo mettere l’accento su quanto si tende ancora ad “infantilizzare” il disabile anche quando ha 20, 30, 40 anni e su come si potrebbe invece aiutarlo a sentirsi davvero cresciuto partendo dalle azioni dei servizi e dal sostegno alle famiglie.
Infine, ho svolto una piccola indagine sul campo sottoponendo un gruppo di adulti con disabilità intellettiva ad un questionario (Scala POS), per osservare il livello di qualità di vita raggiunto e su quali aspetti della quotidianità è necessario intervenire maggiormente per migliorarla.
Ho scelto questo argomento perché sin dall’inizio del corso di laurea triennale mi sono interessata soprattutto al campo della disabilità. Ho svolto il tirocinio dell’ultimo anno in una Comunità di disabili adulti (quasi tutti intellettivi) ed è stato lo spunto principale per ragionare proprio su come, appunto, sia difficile trattare sempre il disabile adulto come tale, perché io stessa tendevo spesso ad approcciarmi a loro come fossero più piccoli di me nonostante l’età anche avanzata! Ho capito che non è un problema delle singole persone, ma della cultura in generale per il punto in cui siamo, nonostante i tanti progressi rispetto a non troppi anni fa. Devo dire che la Comunità in cui sono stata è un esempio assolutamente virtuoso perché ogni utente è trattato con la massima dignità, solo che la sensazione generale che percepisco è quella di una difficoltà, a volte, di trovare i modi di inserire al 100% i disabili nel mondo fuori (per esempio trovare un “buon” lavoro, partecipare alla vita sociale, ecc.).
Le conclusioni che ho tratto riguardano più che altro la parte di ricerca/indagine: la qualità di vita finora raggiunta è dell’84%, quindi molto buona, ma allo stesso tempo ho osservato che gli aspetti di vita che hanno risultati meno soddisfacenti riguardano lo sviluppo personale (capacità di provvedere a se stessi, come mangiar da solo, vestirsi, fare le pulizie, ecc) e l’integrazione sociale, che sono gli aspetti che già nella parte teorica attraverso le fonti bibliografiche che ho consultato erano risultati carenti, mentre ci sono risultati alti nell’ambito delle relazioni interpersonali (amicizie, conoscenze, ecc.) e benessere fisico (alimentazione sana, ore di riposo, attività sportive, ecc.).
Mi piacerebbe continuare ad approfondire l’argomento in futuro, perché continua ad essere il mio ambito professionale prediletto nel pensare ad un futuro lavorativo, ma siccome sto continuando i miei studi con la laurea magistrale in Scienze pedagogiche vorrei buttarmi anche in qualche esperienza differente, sto aprendo i miei orizzonti e vorrei approfondire tematiche inerenti ad altri aspetti del lavoro pedagogico, senza focalizzarmi solo sulla disabilità ma sperimentando, spero anche professionalmente, utenze diverse.
Questa tesi mi ha lasciato molto. È stato un periodo lungo di realizzazione, dal pensarla, allo scriverla, agli aggiustamenti vari, quindi tra le varie cose ho imparato anche a leggere i libri in maniera diversa… Non so spiegarlo, ma leggo un libro e mi sembra di aver capito già tutto! Non so, sarà che stare dell’altra parte aiuta ad immedesimarsi di più in chi scrive e quindi ti ci senti subito complice! Comunque, stando proprio all’ambito professionale sicuramente mi aiuterà: il tipo di università che ho scelto è di per sè molto professionalizzante, nel senso che è un tipo di facoltà che ti prepara ad un mestiere specifico che è quello di educatore professionale. Aver scritto una tesi che parlasse di un tipo di utenza in particolare, che si concentrasse sugli interventi nei servizi e che proponesse un approccio ipoteticamente efficace nello svolgimento di questo lavoro, sicuramente mi ha dato delle buone basi nell’eventualità in cui io mi trovi davvero a lavorare con disabili.
Ma sarà utile non soltanto per l’aspetto pratico degli argomenti specifici che ho trattato, ma proprio anche per i meccanismi riflessivi che mi ha attivato: non è stato solo un leggere dei libri e riportare quel che leggevo, ci ho messo molto del mio e devo dire che questo è stato molto apprezzato dalla mia relatrice.
Un consiglio che mi sento di dare ad un collega tesista è di scegliere un argomento che gli stia veramente a cuore e di metterci il giusto tempo a scriverla senza darsi un tempo frettoloso per finire al più presto. Prima di cominciare, l’idea di scrivere la tesi è una sofferenza, non sai nemmeno bene da dove cominciare; hai l’ansia di doverti leggere una quindicina di libri almeno, di dover ordinare i concetti dignitosamente, ecc… Ma poi quando cominci a scrivere, se hai un argomento in cui davvero credi e di cui ti va di sapere di più, ci metti tutto il cuore. Io ho messo molto di me stessa nel mio elaborato, e se inizialmente pensavo che mettere giù la cinquantina di pagine imposte sarebbe stata un’impresa, in realtà nel concreto ho fatto addirittura fatica a contenermi e a non scriverne troppe! Sentivo che c’era davvero molto da dire e da approfondire ma ho dovuto necessariamente fare un lavoro di selezione. Ecco, questo penso sia dovuto al fatto che l’argomento mi interessava davvero. Quindi il segreto secondo me è scegliere di pancia!
Vuoi contattare Samantha per informazioni sulla sua tesi di laurea? Clicca qui
Un caro in bocca al lupo a Samantha perchè tu possa conservare sempre la passione e l’entusiasmo per il lavoro che hai scelto di fare!