Lettura ad Alta Voce Condivisa.
Negli ultimi anni si sta diffondendo sempre di più la pratica della Lettura ad Alta Voce Condivisa, un approccio didattico utilizzato ormai da migliaia di docenti in Italia e nel resto del mondo. Silvia descrive i vantaggi di questo metodo nella sua tesi di laurea, dopo averne sperimentato in prima persona la validità presso la Scuola dell’Infanzia e la Scuola Primaria.
Autrice: Silvia Pagliari
Università: Università degli Studi di Perugia
Facoltà: Scienze della Formazione Primaria
Titolo tesi: “Le storie che ci uniscono. La Lettura ad Alta Voce Condivisa come ponte per l’inclusione”.
Qual è l’argomento della tua tesi ?
Nella mia tesi ho voluto mettere in luce l’importanza della letteratura per l’infanzia, ripercorrendone la storia e gli sviluppi passati e concentrandomi nello specifico sul tema della disabilità e della figura dello “straniero”. Tutto questo con un focus particolare sulla pratica della Lettura ad Alta Voce Condivisa.
Perché hai scelto questo tema ?
Ho scelto questo argomento perché sono una lettrice appassionata, ma soprattutto perché ritengo che la pratica della Lettura ad Alta Voce Condivisa apporti dei benefici concreti a livello cognitivo, didattico e prosociale. Non solo è un’attività molto utile per affrontare tematiche delicate, ma anche per superare pregiudizi e stereotipi e avvicinarsi gli uni agli altri, imparando a conoscersi meglio.
Quale suggerimento daresti a un* collega laureand* che sta per approcciarsi alla stesura della sua tesi ?
Scegli un argomento che ti appassiona veramente, e non avere paura di impiegare “troppo tempo” a scrivere la tua tesi. Lavoraci con la calma e la serenità di cui hai bisogno, senza l’ansia di impiegare una sessione in più rispetto ad amici e colleghi. L’unica cosa che conta, alla fine, è che tu sia soddisfatto del risultato.
Quale copertina hai scelto per rilegare il tuo lavoro, e perché ?
Sceglieresti nuovamente il corso di laurea che hai frequentato ?
Sì, assolutamente.
Se potessi tornare al tuo primo giorno di Università, quale consiglio ti daresti, con l’ottica di poi ?
Se potessi riavvolgere il nastro e tornare indietro ai miei primi esami, mi consiglierei di non accontentarmi di un voto che non mi soddisfa, soprattutto se so di non aver dato il massimo.
Vorresti saperne di più sull’argomento? Scrivici una mail 🙂
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