Un giovane e bellissimo uomo si innamora perdutamente della sua immagine riflessa nell’acqua, tanto da arrivare alla sua morte proprio cadendo in quello stesso riflesso.
Sappiamo che non vi stiamo raccontando niente di nuovo, se non un brevissimo riassunto del mito di Narciso, un classico della mitologia greca.
La modernità ce la presenta Valentina con la sua storia di tesi, analizzando il mito di Narciso nel cinema queer.
Autore: Valentina Sagrati
Università degli Studi di Urbino – Facoltà di Lettere – Corso di Laurea in Scienze Umanistiche, Discipline Letterarie, Artistiche e Filosofiche
Titolo: Il mito di Narciso e la sua fortuna nel cinema queer
Di che cosa tratta la tua tesi?
La mia tesi tratta della fortuna del mito di Narciso nel cinema queer, ossia in quel “catalogo” di film che si preoccupano di sensibilizzare sull’inclusione degli individui e di diffondere la cultura della comunità LGBTQIA+.
Perché hai voluto toccare questo argomento, che conclusioni hai tratto?
L’ho scelto per due motivi: il principale è che il mito di Narciso è il mio preferito in assoluto, considerando che la società contemporanea è intrisa non solo e non tanto di “narcisismo” quanto, soprattutto, di Ego.
Dopodiché, la tesi si è sviluppata da sola e mi ha portato a conoscere più approfonditamente la cultura queer grazie a dei film che hanno reinterpretato la figura mitica da me scelta. Ho subito colto l’occasione perché l’ho trovato un ottimo modo per coniugare classicismo e modernità.
Quale consiglio daresti a un collega laureando per preparare la sua tesi?
Consiglio soprattutto di essere flessibili, ossia di non partire sin da subito con un argomento fisso e un piano d’azione rigido che non si è disposti a decostruire, a cambiare e a migliorare!
Prima di definire il nucleo fondante della tesi, è importante fare tanta ricerca, lasciarsi sorprendere da conoscenze sempre nuove, appassionarsi a tante cose.
Solo dopo, quando ci si sentirà più o meno appagati, si selezioneranno i contenuti che più hanno colpito per buttarsi su quella brutta pagina bianca.
Che rilegatura hai scelto per la tua tesi e perché?
Ho scelto la rilegatura rigida, incisa nuvolata color panna, perché mi ha permesso una migliore personalizzazione del lavoro e soprattutto garantisce resistenza!
Sceglieresti di nuovo il corso di laurea che hai frequentato?
Sì, lo sceglierei sempre, anche se mi trovassi nell’universo nietzschiano dell’ “eterno ritorno” in cui il tempo è circolare e si ripete all’infinito. Io ho frequentato e sto frequentando la facoltà di Lettere, che non è di certo un indirizzo che si sceglie per altro motivo che non sia la passione!
Se potessi tornare al tuo primo giorno di università, quale consiglio daresti al te stess* dell’epoca?
Se potessi tornare al primo giorno, direi alla me stessa dell’epoca, di essere meno perfezionista. Anzi, le direi di smettere proprio di esserlo.
Il perfezionismo non è determinazione, non è ambizione, né talento, né meticolosità.
È solo una nociva ossessione. Lo suggerisco alla vecchia me, ma in realtà è un ammonimento che lascerei a chiunque.
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