Avete mai sentito parlare dell’acufene?
È una patologia che si manifesta con la percezione di un suono fantasma: in poche parole, chi ne soffre sente continuamente un suono (che va dal ronzio al fischio acuto a seconda dei casi), che esiste solo nelle proprie orecchie. Un suono che nessun altro può udire.
Si tratta di un disturbo molto fastidioso, che colpisce circa 2,5 milioni di persone in tutta Italia. Se cronicizzato, può portare a invalidità e, nei casi peggiori, al suicidio.
Gloria Colombo è una giovane neolaureata in neurobiologia all’Università degli studi di Pavia, che ha deciso di dedicare proprio all’acufene la sua tesi di laurea, specializzando il suo studio sui casi soggettivi cronici e sulla ricerca di un nuovo target e metodo per l’approccio terapeutico.
L’acufene soggettivo cronico al momento non ha una causa precisa conosciuta: solo in alcuni casi è correlato a traumi da rumore (ad esempio i reduci di guerra) o a effetti collaterali di farmaci specifici.
Una volta cronicizzato è purtroppo irreversibile. Nel corso degli anni questo disturbo è stato spesso trattato come malattia puramente psichiatrica: il paziente veniva indirizzato a una terapia di semplice sostegno psicologico, che non andava a risolvere il problema. In realtà, non esiste una soluzione medica pura all’acufene: tale disturbo infatti non è farmaco responsivo, e il suo trattamento risulta sempre delicato e complesso.
Entriamo anche noi nello specifico: studi condotti sulle vie acustiche hanno evidenziato un’associazione tra acufene e ipereccitazione dei neuroni di proiezione del nucleo cocleare dorsale.
Cosa significa? Che questi neuroni continuano a portare informazioni di stimoli sensoriali inesistenti ai centri superiori (cioè a tutti i nuclei facenti parte della via ascendente che termina nella corteccia uditiva).
La causa e il meccanismo di questa iperattività, ancora una volta, non sono conosciuti. Ma Gloria ha approfondito il tema lavorando all’elaborazione di un’ipotesi che spieghi il mantenimento di questa iperattività neuronale sarebbe mantenuta che coinvolge la microglia, una cellula immuno-responsiva del sistema nervoso.
Partendo da questa cellula, Gloria ha analizzato la microgliosi, ovvero l’aumento della densità della cellula. Grazie ai suoi studi la neolaureata ha potuto concludere che la microgliosi accompagna sempre la patologia, ricoprendo ruoli diversi nell’insorgenza di acufene nei diversi modelli della patologia.
Gloria ha iniziato un percorso di ricerca nel Laboratorio di Codifica Sensoriale dell’Università degli Studi di Pavia utilizzando in maniera produttiva la propria tesi di laurea.
A proposito, lei stessa afferma: «Da neurobiologa interessata all’immunologia, questo argomento mi ha permesso di approfondire le dinamiche glia-neuroni nel sistema nervoso centrale. Purtroppo la strada per l’individuazione di una cura per questa patologia è ancora lunga, ma noi abbiamo individuato un possibile farmaco candidato».
Attualmente, in virtù degli studi svolti, sta realizzando un’esperienza in un laboratorio estero e ci chiede di sostenere il progetto di crowdfunding organizzato dal Laboratorio di Codifica Sensoriale dell’Università di Pavia: https://universitiamo.eu/en/campaigns/silenzio-per-favore. E noi partecipiamo volentieri! Sosteniamo la ricerca… è utile a tutti!
Facciamo i nostri più grandi complimenti a Gloria per tutto il lavoro svolto sinora, e un enorme in bocca al lupo per il suo futuro professionale.
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