Uno strumento molto efficace, in grado di veicolare messaggi di vario tipo e di indurre a comportamenti attivi. Parliamo della gamification.
Un fenomeno che sta guadagnando sempre più popolarità, sia nel marketing ma non solo.
Ce ne parla Chiara nella sua storia di tesi.
Autore: Chiara Ambrogio
Università Cattolica del Sacro Cuore Milano – Facoltà: Interfacoltà di Lettere e Filosofia-Economia – Corso di Comunicazione per l’Impresa, i Media e le Organizzazioni Complesse (CIMO) – Curriculum Media Management
Titolo: Tra entusiasmo e disillusione: la gamification tra limiti, sfide e nuove traiettorie di sviluppo
Di che cosa tratta la tua tesi?
Entrambe le mie tesi hanno esplorato diverse sfaccettature di un mezzo di comunicazione che mi sta particolarmente a cuore: i videogiochi. In triennale ho voluto immaginare i possibili collegamenti tra il mondo del gaming e quello del teatro, mentre per la mia tesi magistrale (decisamente più complessa e articolata) mi sono focalizzata sul fenomeno della gamification. In sintesi riguarda i vari modi con cui le logiche sottostanti i videogiochi possono venire applicate alla vita quotidiana per stimolarci a compiere delle azioni che normalmente riteniamo faticose e/o noiose.
Un esempio lampante della meccanica della gamification sono i bollini del supermercato, che ci spingono a investire tempo, soldi ed energie con la prospettiva di ricevere in cambio dei premi per i nostri sforzi.
Perché hai voluto toccare questo argomento, che conclusioni hai tratto?
Ho scelto di trattare questo argomento principalmente perché i videogiochi sono un mezzo di comunicazione con il quale ho avuto a che fare sin dall’infanzia e mi hanno sempre affascinata tantissimo.
Per mia fortuna, all’università ho avuto l’opportunità di renderli protagonisti delle mie tesi grazie al supporto di un relatore nerd tanto quanto me!
Quale consiglio daresti a un collega laureando per preparare la sua tesi?
Consiglio di prendersi il tempo necessario alla stesura, senza avere fretta. Scrivere la tesi, soprattutto quella magistrale, deve essere un percorso che facciamo per noi stessi e nel quale possiamo dare pieno sfogo alle nostre passioni, interessi e curiosità. Certo, se c’è la fretta di iscriversi a un corso di laurea dopo quello che si sta portando a termine (come è successo a me quando dovevo passare dalla triennale alla magistrale), il discorso cambia un po’. Ma il mio consiglio resta comunque quello di iniziare a scrivere il prima possibile, e di farlo pensando che la tesi potrebbe davvero essere il nostro biglietto da visita per il futuro – nel mio caso, questo si sta rivelando vero. Insomma, non si tratta sempre e solo di frasi fatte!
Che rilegatura hai scelto per la tua tesi e perché?
Ho scelto una rilegatura rigida top che fosse il più possibile in tinta col mio tailleur azzurro. E a parte il discorso di essere “en pendant”, questo tipo di rilegatura mi trasmette un’idea di grande eleganza, professionalità e serietà.
Sceglieresti di nuovo il corso di laurea che hai frequentato?
Decisamente sì! Oltre a una questione di interessi personali e di competenze acquisite, CIMO è un corso di laurea molto ambito, che fa la sua bella figura anche sul curriculum.
Se potessi tornare al tuo primo giorno di università, quale consiglio daresti al te stess* dell’epoca?
Per tornare al primissimo giorno di università devo fare un salto indietro nel tempo fino al 2017, all’inizio della triennale. Alla me pendolare di allora (ma anche a quella della magistrale, a essere onesti) direi di prendere con un po’ più di leggerezza gli esami, di non sprecare ore e ore a farsi paranoie inutili e di non abbattere intere foreste tra riassunti, appunti, riassunti dei riassunti, appunti sui riassunti e schemi. In sostanza: è stato un percorso fantastico (meglio di così non avrei potuto sperare), ma forse, in certi momenti, avrei potuto viverla molto meglio.
Mariarosa tratta il tema dei videogiochi in relazione ai disturbi autistici. Leggi qui.