Quanto influiscono l’etica e la moralità di un imprenditore, di un leader, sulla sua azienda?
E cosa succede quando colui che dovrebbe guidare i propri sottoposti, si rivela una persona egoista e arrivista che utilizza il proprio potere per un tornaconto personale?
Queste sono le domande che si è sottoposta Chiara Catalano, studentessa dell’Università degli studi di Roma “Tor Vergata”, che ha deciso di affrontare e approfondire l’argomento dell’etica imprenditoriale nella sua tesi.
Autore: Chiara Catalano
Università degli studi di Roma “Tor Vergata” – Bachelor of Science in Business Administration and Economies – Thesis in Entrepreneuship and business models
Titolo: “(Un)ethical implications for entrepreneurship : the case of Harvey Weinstein and Hollywood’s code of silence”
Di che cosa tratta la tua tesi?
La mia tesi analizza come le intenzioni e la natura comportamentale negativa di un imprenditore possono influenzare la cultura organizzativa all’interno di una azienda, portando a situazioni, contesti e implicazioni non etiche. L’analisi iniziale si divide in due aspetti, rispettivamente ‘verde’ e ‘rosso’.
Nel primo caso (verde) si vede come le intenzioni ben riposte e la natura positiva dell’imprenditore, influenzino positivamente il luogo di lavoro. Il tutto porta a un miglioramento del clima lavorativo: migliori interazioni tra colleghi, più fiducia, dando vita ad un ambiente sano e sicuro.
Nel secondo caso (rosso) si analizza come un datore di lavoro con poca etica, egoista e arrivista, possa portare alla costruzione di un ambiente lavorativo definito ‘tossico’. Il tutto dando vita a negatività e immoralità. Ho deciso di approfondire e dimostrare l’argomento attraverso il caso di “Harvey Weinstein e l’omertà di Hollywood”. Vengono prese in esame diverse testimonianze e le prove di come i comportamenti non etici dell’imprenditore siano stati coperti per anni, con la collaborazione, volontaria e involontaria, di diversi attori coinvolti nella vicenda.
Perché hai voluto toccare questo argomento, che conclusioni hai tratto?
Durante il mio percorso universitario ho imparato l’importanza della giustizia, della verità e della correttezza. Per poter rappresentare al meglio me stessa sapevo che la mia tesi avrebbe dovuto riguardare un argomento legato all’eticità lavorativa. Al momento della decisione della struttura però mi sono chiesta “ma cosa succede quando alla base dell’azienda manca l’etica?”. Facendo riferimento anche a diversi concetti appresi durante il mio percorso di studi, ho iniziato così, insieme al mio relatore, ad analizzare cosa succede quando manca l’applicazione di ciò che viene insegnato nella teoria.
L’analisi del caso “Harvey Weinstein” è stata la dimostrazione di come un imprenditore, mosso da egoismo e cattive intenzioni, possa utilizzare la sua posizione di potere per ottenere ciò che vuole, anche se questo implica comportamenti immorali. Il tutto influenzando le persone che lo circondano e la cultura organizzativa.
Quale consiglio daresti a un collega laureando per preparare la sua tesi?
Consiglio di definire prima di tutto quelli che saranno gli argomenti base della tesi. Farsi chiarezza e sapere già in partenza quali temi si vogliono approfondire è fondamentale. La cosa che più mi ha aiutata durante la stesura dell’elaborato è stato trasferire per iscritto tutte le idee, con anche l’ausilio di mappe concettuali. Attraverso quelle ho potuto analizzare passo per passo gli argomenti, i dubbi e le conseguenze inerenti.
Che rilegatura hai scelto per la tua tesi e perché?
Ho scelto la rilegatura rigida setosa, colore verde smeraldo con stampa oro. I colori sono quelli rappresentativi dell’università frequentata. Nella mia testa l’ho sempre immaginata così ed è stata perfetta.
Sceglieresti di nuovo il corso che hai frequentato?
Assolutamente sì. Il corso frequentato mi ha aiutata nella formazione del mio carattere, dandomi nuove prospettive. Alcuni argomenti mi hanno appassionata a tal punto da incoraggiarmi ad approfondirli proprio all’interno della mia tesi di laurea.
Se potessi tornare al tuo primo giorno di università, quale consiglio daresti al te stess* dell’epoca?
Se potessi parlare con me stessa al primo giorno di università le direi che deve stare tranquilla, di viversi l’università come un viaggio di scoperta e non come una competizione con un nemico invisibile. Le direi che Lei è molto più di un voto e che gli esami non sono ciò che la definiscono in tutto e per tutto. Le direi che un esame andato male può avere comunque dei lati positivi, e di dare la precedenza sempre a sé stessa e al suo benessere. E, soprattutto, le direi che il giorno tanto atteso arriverà e ce la farà.
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