Aiutare i bimbi a venire al mondo è di sicuro un mestiere decisamente interessante, sicuramente ricco di emozioni ogni giorno. La nostra neolaureata di oggi ha aperto i suoi occhi ad esperienze all’estero e si è accorta di una mancanza in Italia… ha scelto così di farne l’oggetto della sua tesi di laurea.
Università degli Studi di Perugia – DIPARTIMENTO SCIENZE CHIRURGICHE E BIOMEDICHE
Corso di laurea in ostetricia
Autore: Irene Gonnella
Titolo: DALLA SALA PARTO ALLA SALA OPERATORIA: RUOLO E FORMAZIONE DELL’OSTETRICA TECNICA
La mia tesi tratta del percorso di formazione delle ostetriche per accedere in sala operatoria.
Ho scelto questo argomento perché é un percorso che in Italia manca e che a me invece piacerebbe intraprendere.
Non so se la tesi mi sarà utile per il mio futuro professionale, sicuramente è stato un bel percorso di crescita.
Ad un collega laureando per preparare la sua tesi consiglierei di scegliere molto bene il relatore.
Il mio corso di laurea forma la figura professionale dell’ostetrica. Adesso che sono diventata un’ostetrica, potrei lavorare nel pubblico (ospedale, consultori,..), nel privato (cliniche private, case maternità,..) o come libera professionista (perché no, anche a domicilio).
Sceglierei di nuovo il corso di laurea che ho frequentato.
Questo mondo non ci appartiene ed essendo molto tecnico non ci siamo addentrati nello scoprire superficialmente dei dettagli su questo argomento (la superficialità fa danni). Però ci siamo fatti una domanda, frutto forse di tutte queste Storie di Tesi che i nostri laureati ci raccontano ogni giorno: perchè i laureandi delle professioni sanitarie tendono spesso a concentrare i loro argomenti di tesi sulla ricerca di un loro possibile ruolo diverso all’interno delle equipe oppure su una lacuna del percorso di formazione (come in questo caso)? Abbiamo avanzato delle ipotesi:
- durante i tirocini/stage vedono modi di lavorare che non gli piacciono (che molte volte sono gli stessi modi che portano poi alla perdita di passione per il lavoro, e in casi estremi a burn out)
- durante l’università si accorgono che la nostra Italia è qualche passo indietro rispetto ai testi che si fanno studiare all’università e alle esperienze che vengono proposte e studiate dalla ricerca in sanità. C’è un distaccamento profondo nei servizi sanitari tra la teoria e la pratica, anche se si cerca sempre di fare il possibile per fare del proprio meglio
- durante l’università si incontra superficialità nel percorso formativo o quantomeno delle lacune che si riversano poi in un senso di mancanza/inadeguatezza al mondo del lavoro concreto
Insomma… ci siamo fatti qualche ipotesi. Magari nessuna di queste sarà completamente giusta o completamente sbagliata. Magari saranno vere tutte e sicuramente ci saranno anche altri elementi. Resta il fatto che chi sceglie una professione sanitaria o più genericamente una professione di aiuto si accorgerà presto che il corso di laurea non è sufficiente per fare un professionista completo. Il più delle volte è un ambito in cui ci sarà da studiare per tutta la vita e il corso di laurea è solo l’inizio di un avventuroso ed entusiasmante percorso di crescita professionale, ma soprattutto personale.
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