
La costruzione identitaria delle seconde generazioni arabo-italiane attraverso una ricerca sociologica su vissuti, conflitti e appartenenze.
Cosa significa crescere in Italia con radici arabe? La costruzione identitaria delle seconde generazioni è un processo complesso, spesso segnato da contrasti e domande profonde. La tesi di Sabrine, laureata in Sociologia, offre uno sguardo lucido e toccante su questo tema. Un’indagine qualitativa che unisce il rigore accademico all’esperienza personale, dando voce a una realtà tanto presente quanto poco raccontata.
Storie di Tesi: Sabrine Henchi
Autrice: Sabrine Henchi
Università: Università degli Studi di Milano-Bicocca
Facoltà: Sociologia e ricerca sociale
Corso di laurea: Sociologia
Titolo della tesi: Figli di un deserto lontano: una ricerca empirica sulla costruzione identitaria delle seconde generazioni arabo-italiane
Di cosa parla la tua tesi?
La mia tesi ruota intorno alla costruzione identitaria delle seconde generazioni arabo-italiane. Ho voluto approfondire come si sviluppa l’identità di chi è nato o cresciuto in Italia da genitori provenienti da Paesi arabi. Per farlo, ho svolto un’indagine qualitativa, intervistando sia giovani di seconda generazione che i loro genitori. È stata un’esperienza intensa, che mi ha permesso di raccogliere voci, riflessioni e vissuti spesso taciuti.
Perché hai scelto questo tema?
Sono anch’io una ragazza di seconda generazione, nata in Italia da genitori tunisini. Negli ultimi anni ho sentito un forte bisogno di riconnettermi con la mia cultura d’origine. Durante questo percorso, ho capito di aver vissuto a lungo una sorta di conflitto interiore, divisa tra due appartenenze: quella italiana e quella araba. Da lì è nata la mia domanda di fondo: è una sensazione condivisa? Grazie alla mia tesi ho trovato una risposta, e ho cercato di dare visibilità a una realtà che merita attenzione, ascolto e comprensione.
Una frase che rappresenta il cuore della tua tesi?
“Io appartengo a niente e a ovunque.”
Questa frase, pronunciata da uno degli intervistati, mi ha colpita profondamente. Riassume perfettamente il senso di spaesamento che viviamo noi, seconde generazioni. È come vivere in un limbo: da una parte la società italiana, con le sue aspettative; dall’altra la cultura d’origine, che ti chiede di non dimenticare. Questo equilibrio instabile è il fulcro della costruzione identitaria delle seconde generazioni.
Che consiglio daresti a chi sta iniziando a scrivere la tesi?
Direi due cose semplici ma fondamentali: scegli un argomento che ti appassiona e pianifica il lavoro con metodo. Se ti emoziona ciò che stai studiando, scrivere sarà più naturale. E se sei ben organizzatə, tutto sarà meno stressante.
Rifaresti lo stesso percorso universitario?
Sì, senza alcun dubbio. Il corso di Sociologia mi ha dato strumenti fondamentali per analizzare criticamente la realtà. Ho imparato a leggere tra le righe, a capire dinamiche sociali complesse e a dare voce a fenomeni spesso invisibili.
Quali sbocchi professionali offre il tuo corso di laurea?
Sociologia apre le porte a diversi ambiti: risorse umane, ricerca sociale e di mercato, consulenza, enti del terzo settore. È un percorso che forma menti capaci di osservare la società con uno sguardo analitico e critico.
Che copertina hai scelto per la tua tesi?
Ho optato per una copertina Similpelle Cuoio Bordeaux con stampa Oro Rosa Metallizzato. L’ho scelta perché si abbinava perfettamente al completo che ho indossato alla proclamazione.
Se potessi tornare al primo giorno di università, che consiglio ti daresti?
Mi direi di affrontare tutto con più serenità. Spesso ci lasciamo travolgere da ansie e aspettative, ma con il senno di poi posso dire che tutto si sistema. Il percorso universitario va vissuto con consapevolezza, ma anche con leggerezza.
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