Giovane laureata preoccupata

Novità in vista per i laureati che decidono di partecipare a dei concorsi pubblici: il valore del voto dipenderà anche dall’Università nella quale è stato conseguito.

Il voto di laurea avrà valore solo se l’Università è davvero buona.

È quanto scritto all’interno di un emendamento inserito nella riforma della Pubblica Amministrazione voluta dal governo, votato in commissione Affari costituzionali alla Camera.

COSA PREVEDE L’EMENDAMENTO

In sostanza, nei concorsi pubblici non si guarderà più unicamente al voto di laurea, ma potrà contare anche l’Università.

Come scritto su Repubblica.it e sul Sole24Ore, l’emendamento approvato prevede infatti il “superamento del mero voto minimo di laurea quale requisito per l’accesso” e inserisce la “possibilità di valutarlo in rapporto ai fattori inerenti all’istituzione che lo ha assegnato”.

Questo meccanismo andrà affinato nei prossimi mesi grazie ai decreti attuativi del ddl Madia, ma la direzione è segnata: il voto in sé non sarà più un elemento chiave. Dipenderà molto anche dal contesto, ovvero il tipo di ateneo e l’ambiente nel quale quel voto è maturato.

L’INTENZIONE ALLA BASE DELLA LEGGE

Il deputato Pd Marco Meloni, “padre” di questa modifica, spiega sull’Huffington Post che l’intenzione alla base è quella di «Considerare il voto di laurea in base anche al voto medio dato nella facoltà. Si vuole impedire che gli studenti scelgano un certo indirizzo solo perché il meccanismo di valutazione è più generoso».

Va sottolineato però come attualmente non siano state redatte né classifiche delle Università né altre indicazioni relative le modalità di valutazione dei singoli atenei.

L’intenzione del provvedimento è quella di ostacolare gli atenei meno virtuosi ma più prodighi di voti alti: basti pensare al numero sempre più frequente di 110 e Lode, problema di cui avevamo già parlato in questo nostro post.

Secondo voi, questo cambiamento porterà a dei risultati positivi?

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A proposito, conoscete Walkman, il robot che interviene in caso di disastri? Lo hanno creato due atenei italiani.

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