La ripresa dell’anno accademico si avvicina. È tempo di statistiche e bilanci: dalle migliori università al mondo al tasso di occupazione dei neodottori. E l’Italia ne esce solo parzialmente vincitrice.
In linea con il resto d’Europa, secondo l’ultimo rapporto di Almalaurea presentati lo scorso aprile all’Università Milano Bicocca, più della metà dei laureati italiani trovano lavoro entro un anno dal conseguimento del titolo.
Ma veniamo un po’ da dove vengono questi numeri sull’occupazione dei giovani laureati
1) Laureati triennali: 65% occupati ad un anno della laurea (considerato anche che il 54% continua con la laurea magistrale)
2) Laureati magistrali biennali: il tasso di occupazione arriva al 70%
3) Laureati magistrali a ciclo unico (architettura, farmacia, giurisprudenza, medicina e veterinaria): 50% (tenendo in considerazione che in questo caso è molto frequente l’avvio al lavoro con percorsi di formazione specialistica ulteriore: tirocini, praticantati,…)
Il 39% dei laureati triennali ad un anno dalla laurea ha un contratto di lavoro stabile, per i laureati magistrali invece è il 34% e il 38% per i laureati a ciclo unico.
In Italia su 100 giovani di età compresa tra i 25 e i 34 anni i laureati costituiscono solo il 22% (la media europea è del 37%). Ad oggi solo 3 diciannovenni su 10 si immatricolano all’università, con una contrazione del 20% dal 2003.
Cosa ne esce quindi? Pochi giovani italiani scelgono di frequentare l’università, e la laurea, seppure dia accesso a posizioni lavorative meglio retribuite e più stabili, non dà certezza del posto di lavoro in tempi brevi. O quantomeno non bisogna darlo per scontato (questo è ciò di cui siamo convinti noi).
Noi facciamo in bocca al lupo ai neodottori, a chi sta sudando sulla sua tesi di laurea, a coloro che sono alla ricerca di un’occupazione e a chi, magari dopo anni di lavoro, sceglie di tornare sui banchi di scuola! Mai perdere la speranza, mai smettere di cercare e soprattutto mai stancarsi di fare esperienze, magari anche lontane dal nostro titolo di studio. Le aziende sono alla ricerca di persone che abbiano innanzitutto competenze trasversali (relazionali e organizzative), prima di quelle tecniche, quelle si apprendono anche “lavoro facendo” e spesso non sono le stesse su cui ci forma l’università. In bocca al lupo a tutti!!!
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