La domanda sorge spontanea leggendo i moltissimi commenti di questi giorni che circolano online in merito all’appello promosso dal Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità e sottoscritto da 600 docenti universitari. La lettera è indirizzata al Presidente del Consiglio, al Ministro dell’Istruzione e al Parlamento.
Cerchiamo di riassumerne il contenuto.
“È chiaro ormai da molti anni che alla fine del percorso scolastico troppi ragazzi scrivono male in italiano, leggono poco e faticano a esprimersi oralmente. Servono interventi urgenti.”
Prosegue citando che l’obiettivo da porsi è il raggiungimento, al termine del primo ciclo di studi (ipotizziamo intendano le medie inferiori), di un sufficiente possesso degli strumenti linguistici di base da parte della grande maggioranza degli studenti. E ci sono pure le proposte dei docenti firmatari:
– una revisione delle indicazioni nazionali che dia grande rilievo all’acquisizione delle competenze di base, fondamentali per tutti gli ambiti disciplinari. Tali indicazioni dovrebbero contenere i traguardi intermedi imprescindibili da raggiungere e le più importanti tipologie di esercitazioni;
– l’introduzione di verifiche nazionali periodiche durante gli otto anni del primo ciclo: dettato ortografico, riassunto, comprensione del testo, conoscenza del lessico, analisi grammaticale e scrittura corsiva a mano.
– Sarebbe utile la partecipazione di docenti delle medie e delle superiori rispettivamente alla verifica in uscita dalla primaria e all’esame di terza media, anche per stimolare su questi temi il confronto professionale tra insegnanti dei vari ordini di scuola.
Certamente questa lettera ha scatenato commenti e suscitato riflessioni sia da parte degli studenti sia da parte di altri docenti.
La scuola di oggi è un grande caos. Tutto è complessificato e contorto, sin dalle scuole elementari. E in mezzo chi rischia di più sono sempre gli studenti. Trovare insegnanti appassionati e preparati non è da dare per scontato. E l’italiano è solo una tra le materie… chissà cosa direbbero i docenti di matematica! E l’università non è immune da queste penurie!
Qualcuno mette in luce anche il fatto che nella scuola si boccia sempre meno. Altri aprono riflessioni in merito adducendo anche che i ripetenti (e i fuori corso) sono un costo per lo Stato e per le famiglie e soprattutto che i fuori corso non danno una bella immagine degli atenei… che sono quindi spinti a farci laureare in fretta per tenere alta la loro posizione in classifica. E così i titoli di studio perdono il loro valore!
Quindi più che di capire di chi è la colpa forse si tratta di assumersi delle responsabilità. È responsabilità del Parlamento emanare leggi sensate (e di qualcun altro farle rispettare… altrimenti sono inutili!), degli insegnanti delle elementari e delle medie mettere le basi, delle superiori appassionare e far crescere giovani adulti e delle università formare futuri professionisti in modo serio. L’insegnamento dell’italiano è responsabilità di tutti gli insegnanti che incontriamo sulla nostra strada. Non solo di alcuni! Ed è responsabilità degli studenti apprendere. Si parla sempre dei docenti ma gli studenti e le famiglie dove li lasciamo? Non si tratta forse di scaricare le colpe ma di assumersi le responsabilità!
E di pensare e fare una scuola che faccia crescere le persone prima di tutto. Perchè le persone devono sì sapersi esprimere correttamente (e su questo non ci sono dubbi!) ma devono anche sapere vivere nel mondo, avere un’apertura mentale tale da riuscire a barcamenarsi nel caos delle complessità del mondo.
Una buona scuola non la fanno i parlamentari, nè nessuna legge perfetta. La fanno le persone che la vivono ogni giorno. Quindi per avere risultati sicuramente bisogna partire dalle persone. Forse come dice qualcuno bisogna ricominciare ad essere selettivi (non una selettività che scarta per punire ma una selettività che insegna!) e soprattutto una selettività che sia sì per gli studenti ma anche per i docenti. Docenti preparati e che sanno fare il proprio lavoro hanno maggiori possibilità di riuscire anche ad insegnare l’italiano! E ancora di più docenti che possano seguire gli studenti per più di un quadrimestre… il precariato in questo mondo fa grossissimi danni. Come può il docente diventare un riferimento per gli studenti (e quindi riuscire ad insegnare!) se dopo pochi mesi viene sballottato in giro per altre scuole?
E noi studenti abbiamo diritto di pretendere qualità per la nostra formazione. Gli errori li faremo comunque… e allora sarà solo responsabilità nostra…