Qualche tempo fa, ha fatto notizia la storia di Laurent Simons, piccolo genio che sta per laurearsi in ingegneria alla tenera età di 9 anni; tra i bambini prodigio, batterà il record del più giovane laureato al mondo.
Laurent è un giovane Sheldon Cooper che vi ricorda che dovete iniziare a pensare a cosa dire alla zia ultra-novantenne al cenone della Vigilia di Natale. Perché lo sapete meglio di me che a un certo punto vi chiederà (davanti a tutti i cugini laureati cum laude): “e tu, quando ti laurei?”.
Laurent è solo uno dei bambini prodigio che continuano a stupire l’umanità con il loro altissimo quoziente intellettivo e le loro incredibili capacità.
C’è Kim Ung-Yong, fisico e ingegnere sudcoreano, entrato nel Guinness dei primati con un quoziente intellettivo di 210. Per dirne una, all’età di 5 anni conosceva già Coreano, Inglese, Francese, Tedesco e Giapponese.
Ci sono stati i Fratelli Wolfgang Amadeus Mozart e Maria Anna Mozart. Di lui, e del talento incredibile che aveva, saprete già tutto. Tra orecchio assoluto, memoria strabiliante e abilità da compositore sin dalla tenera età, non farete fatica a collocarlo tra i bambini prodigio che hanno fatto la storia. In pochi sanno che anche la sorella maggiore, Maria Anna, era provvista di un dono simile, anche se sfortunatamente non ci è rimasta alcuna traccia del suo lavoro di musicista.
Abbiamo avuto anche Karl Witte, che divenne dottore in filosofia alla veneranda età di 13 anni, e all’età di 9 parlava tedesco, francese, italiano, latino e greco antico.
Se vogliamo mantenerci in epoca recente, c’è William Maillis, laureato a 11 anni all’Università di San Pietroburgo. Oppure Akrit Pran Jaswal, che nel 2000, a 7 anni di età, ha eseguito un intervento chirurgico su una bambina di 8 anni, portandolo a termine con successo.
Insomma, tutti noi davanti alla brillantezza dei bambini prodigio ne usciamo come capre al pascolo. Ma non per questo dobbiamo scoraggiarci: ogni persona segue il proprio percorso, ognuno ha il proprio talento, deve solo scoprire qual è.
E ora veniamo a noi, e al cenone della Vigilia:
Cara zia,
non ti ricordi manco come mi chiamo, e nemmeno come ti chiami tu, ma è possibile che ti ricordi benissimo che non mi sono ancora laureato?
Che poi, “ancora”, un paio di fiocchi di neve!
Cosa ne sai, magari sto scrivendo la tesi e il mio relatore è emigrato in Colombia – tratto da una storia vera. Magari, oltre a studiare, lavoro e a Babbo Natale ho chiesto delle ore di sonno.
Magari semplicemente ho avuto delle difficoltà durante il mio percorso e sto cercando di rimettermi in pari.
Tu cosa ne sai? Ecco, niente.
Tiè la dentiera e mangia il pandoro, che più tardi ti straccio a burraco.
Continuate per la vostra strada. Lasciate perdere le zie acide, i bambini prodigio, i cugini laureati e i compagni di corso. Voi sapete chi siete (o forse no, ma c’è tempo per scoprirlo), dovete rendere conto solo a voi stessi.