Leggendo il titolo della Tesi di Master di Paolo Cannarella… ci è “venuto un colpo”! Una cosa complessa, un intreccio tra poteri, soldi, leggi e… politiche.
Poi abbiamo letto con calma le risposte di Paolo alle nostre domande e abbiamo pensato che, qualunque sia il “lato politico”, ci vorrebbero molti giovani appassionati come Paolo per fare della politica ciò che la politica in realtà dovrebbe essere: un’arte e una tecnica a favore del cittadino.
Università Ca’ Foscari di Venezia – MASTER DI II LIVELLO IN PUBBLICA AMMINISTRAZIONE V EDIZIONE
Titolo: ATTUAZIONE DEI PIANI OPERATIVI DI RAZIONALIZZAZIONE DEGLI ORGANISMI PARTECIPATI DEGLI ENTI LOCALI AI SENSI DEL D.LGS. N. 175/2016
Autore: Paolo Cannarella
Di cosa tratta la tua tesi?
La mia Tesi tratta un argomento di rilevante attualità che partendo dalla famosa “spending review” analizza in maniera lineare e pragmatica il processo di razionalizzazione delle società partecipate in seno agli Enti locali.
L’economia italiana è da tempo caratterizzata da un’ampia e diffusa presenza di società partecipate da soggetti pubblici dai “contorni incerti” e dove più volte le finalità istituzionali di dette partecipate si discostano nettamente da quanto previsto dalla legge di stabilità 2015 e da ultimo dal T.U.S.P. ovvero il D.lgs. n. 175/2016.
Nell’ultimo decennio il fenomeno si è amplificato anche grazie all’aumento del numero delle società controllate da amministrazioni regionali, provinciali e locali.
La proliferazione delle società a partecipazione locale è stata oggetto di ripetute indagini nazionali svolte dalla Corte dei Conti a livello centrale.
Ed è proprio grazie all’entusiasmante e straordinanria esperienza professionale presso la Corte dei Conti – Sezione Regionale di Controllo per il Veneto, e l’avere avuto l’onore di lavorare con il Magistrato Tessaro, che ho ampliato, amplificato e consolidato il mio know-how in una materia di fondamentale importanza nel panorama della Pubblica Amministrazione italiana tout-court, incentrata sul buon buon andamento e sull’imparzialità dell’azione amministrativa con il chiaro intento di calmierare, ridurre ed eliminare la mala gestio della “cosa pubblica” e l’instaurarsi di “sistematici poltronifici politici.”
Perché hai voluto toccare questo argomento, che conclusioni hai tratto?
Mi sono posto una domanda prima di iniziare tale progetto, ovvero: “Da dove nasce l’esigenza di avviare un processo di razionalizzazione delle società partecipate?”
Ho letto e studiato il “Rapporto novembre 2016 del Ministero dell’Economia e delle Finanze, Dipartimento del Tesoro” sulle partecipazioni pubbliche, dati anno 2014, il quale ha analizzato i dati quali-quantitativi che le Amministrazioni Locali hanno dichiarato di detenere, direttamente o in via indiretta. Da tale Rapporto ho letto numeri incredibili, ovvero 47.793 partecipazioni, e complessivamente, tali partecipazioni insistono su 8.386 società.
Mi è bastato leggere la prima pagina per capire che tale argomento necessitava di un maggiore approfondimento.
Con la mia tesi “sperimentale” ho voluto riportare al centro dell’attenzione un argomento che è stato tante volte accantonato ovvero posticipato tra una legislatura e l’altra, consapevole adesso che solo attraverso i risparmi di spesa si potranno ridurre le tasse e innescare un processo di crescita per il nostro Paese.
Obiettivo comune è quello di calmierare i “poltronifici politici” che trovano nelle società partecipate il luogo ideale dove acquisire voti e favorire gli amici degli amici.
Le società a partecipazione pubblica rappresentano infatti uno schema diffuso nel nostro Paese, un esempio emblematico dell’intervento dello Stato nell’economia che ha assunto, nel corso del tempo, dimensioni preoccupanti, tali da richiedere interventi radicali per limitarne l’impatto sulla finanza pubblica e gli effetti distorsivi sull’economia generale.
L’auspicio è che il progetto di riforma che rappresenta il cuore del mio elaborato, dia quanto prima i frutti sperati considerato che questa volta non vi sono più inutili pretesti in quanto sono state individuate le azioni concrete da intraprendere e tracciate le giuste coordinate per il successo.
In futuro continuerai ad approfondirlo?
Assolutamente sì.
Credo fermamente che quando un argomento ti entra nella testa, dopo ti senti naturalmente attratto e spinto a studiare sempre più per approfondirne le “dinamiche”, ed è per questo che in tal caso posso candidamente affermare che nello studio e nella preparazione della mia tesi c’ho messa testa, cuore e passione.
Sono questi gli ingredienti che fanno la differenza tra chi vive aspettando il cambiamento a braccia conserte e chi invece affronta il cambiamento nel qui ed ora “rimboccandosi le maniche” come cita una celebre dichiarazione del Magistrato Giovanni Falcone.
Pensi che la tesi ti sarà utile per il tuo futuro professionale, e in che modo?
Non ho dubbi nel rispondere, certamente sì.
Lavorando nella Pubblica Amministrazione, l’argomento di tale tesi, come già accennavo, mi ha dato la possibilità di capire ed approfondire le complesse dinamiche delle migliaia di partecipazioni societarie presenti negli enti locali, e mi ha permesso di fare maggiore chiarezza dinanzi ad un coarcevo di norme confuse e contradditorie che si sono susseguite in un quarto di secolo. Volevo capire, ed in parte ci sono riuscito, perchè in Italia ci sono tanti sprechi nella Pubblica amministrazione e quali potrebbero essere le azioni correttive per garantire efficienza, efficacia ed economicità alla macchina amministrativa.
Quale consiglio daresti ad un collega laureando per preparare la sua tesi?
Il mio consiglio è di avere ben chiare le idee, il focus dell’argomento da affrontare.
Scegliere un tema spendibile sia dal punto di vista accademico che professionale, in modo tale da coltivarlo nel tempo, perfezionare quel dato argomento, ovvero “portare i frutti nel proprio orto” a seguito dei sacrifici fatti durante l’elaborazione della tesi.
Massimizzare gli sforzi. Non cercare inutili scorciatoie ma dedicarsi al 100% durante l’elaborazione, trascorrere meno tempo sui social e più tempo nella formazione.
Consiglio di metterci passione, di essere profondamente curioso, aggiornato, innovativo durante la redazione del proprio progetto di studi. Come essere innovativi ? Ebbene, provate ad esempio a concretizzare un argomento con le mappe mentali.
Non abbattersi e credere nelle proprie potenzialità e nel proprio lavoro.
Il tuo corso che figura professionale forma? Dove potresti lavorare?
Per rispondere a tale domanda devo prima fare delle dovute premesse che spero possano essere d’aiuto ai laureandi.
Fortunatamente dopo essermi laureato in Scienze Politiche indirizzo politico-internazionale, mi sono sin da subito rimboccato le maniche perchè sapevo che nonostante avessi già conseguito una Laurea (vecchio ordinamento) avevo sin da subito intuito che la stessa non era (e ciò giustamente) fine a se stessa, sentivo l’esigenza di specializzarmi, di formare per l’appunto una “figura professionale”, fare pratica dopo tanti anni di studio.
Cosicchè dalla Sicilia mi sono dapprima trasferito in Toscana per conseguire un Master universitartio di II livello all’Università di Pisa presso il Dipartimento di Economia Aziendale, e grazie a tale esperienza ho subito trovato lavoro in quel di Pontedera (PI) lavorando come Business Consultant ed Internal Auditor (in outsourcing) all’interno della Piaggio&C. S.p.A., ovvero il più grande costruttore europeo di veicoli motorizzati a due ruote e uno dei principali player mondiali in tale settore.
Dopodichè mi appassiona il mondo della Pubblica Amministrazione e riesco con tenacia e determinazione a vincere dei concorsi pubblici, da qui nasce l’esigenza di continuare a studiare e conseguire il Master Universitario di II livello in Pubblica Amministrazione presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia, vivendo un’esperienza straordinaria sia dal punto di vista formativo che umano.
Quindi come si capisce da questo tipo di esperienze personali, la figura professionale probabilmente va ricercata nel corso di laurea prescelto a condizione che si sia propensi e predisposti a continuare a studiare e specializzarsi seguendo le proprie attitudini ed inclinazioni.
Sceglieresti di nuovo il corso che hai frequentato?
Senza neache pensarci, anche in tale circostanza rispondo assolutamente sì.
Credo che investire in cultura, in programmi di formazione universitaria, di crescita personale, siano determinanti e fondamentali nella realizzazione dei propri obiettivi professionali. Ad majora semper.