Dopo esserci dedicati alla tesi compilativa, è il turno della tesi sperimentale. La differenza sostanziale tra le due è che, oltre all’analisi della letteratura di riferimento, prevede una parte sperimentale.
L’obiettivo della tesi sperimentale, o di ricerca, è formulare un’ipotesi e validarla – o confutarla. Per fare ciò dovrete basarvi su esperimenti o dati empirici raccolti personalmente. Di solito questo tipo di tesi di laurea viene scelta in facoltà scientifiche, economiche o nelle scienze sociali.
Tesi Sperimentale: come procedere?
UNO. Scegliete un argomento che vi interessi. Qualsiasi cosa fatta contro voglia è automaticamente più difficile… E assicuratevi che altri non abbiano avuto la vostra stessa brillante idea (prima di voi).
DUE. Concordate con il relatore un piano d’azione. Il lavoro di ricerca è lungo e impegnativo: nessuno vorrebbe rifare tutto da capo.
TRE. Formulate un’ipotesi che possa essere realisticamente verificata. (Cioè senza bisogno di partecipare a una missione su Marte).
QUATTRO. Verificate la vostra ipotesi con un esperimento, un’indagine qualitativa o quantitativa. (Questo dipende molto dal percorso di studi che avete affrontato). Se dovete intervistare un campione molto ampio di persone, o analizzare una grande quantità di dati, NON SOTTOVALUTATE LE TEMPISTICHE! Ad esempio, sbobinature, classificazioni o analisi statistiche richiedono millenni…
CINQUE. Ora che avete raccolto tutto il necessario, potete iniziare a scrivere. Solitamente si procede prima contestualizzando la propria ipotesi, citando studi e ricerche che vi hanno portato a formularla. (Questa è la parte compilativa della tesi sperimentale.) Seguono l’ipotesi e la spiegazione dell’esperimento.
SEI. Descrivete ora cosa emerge dai dati raccolti e concludete confermando o confutando, sulla base di questi, la vostra ipotesi iniziale.
SETTE. Ricordatevi di citare tutte le fonti di tutto ciò che non sia stato partorito dal vostro cervellino… il plagio è una roba brutta!
OTTO. Tirate le somme: scrivete le conclusioni.
NOVE. Scrivete anche l’introduzione, o ritoccatela se l’avevate scritta all’inizio del lavoro. Una buona introduzione deve incuriosire il lettore, spiegare gli obiettivi della vostra tesi e riassumere brevemente cosa andrà a leggere. Per questo è necessario ritornarci alla fine… La tesi è in continua evoluzione (almeno fino al momento della stampa ). Di conseguenza cammin facendo potreste aver modificato idee, intenti o struttura iniziale.