Ne vediamo di tutti i colori… ma alcuni errori nella tesi di laurea vanno decisamente evitati!
Molti errori (che facciamo anche noi…) derivano dal fatto che “scriviamo come parliamo”. E noi italiani siamo influenzati dai dialetti più di quanto possiamo immaginare. Ma scrivere è più complesso. Le abitudini si trasformano in “scivoloni linguistici” di cui non è facile liberarsi. La tesi di laurea richiede però un’accortezza particolare. Non è un buon momento per scivolare sui congiuntivi!
Ecco alcuni errori che ci capita di incontrare più frequentemente nelle tesi di laurea:
- L’apostrofo non è l’accento (e viceversa)
Un esempio su tutti. La parola “po’” va scritta con l’apostrofo, non con l’accento. È solo un tasto in più da digitare.
Altro esempio per la categoria: “perché”, “cioè”, “però”, “giù” e così via vanno scritte con l’accento e non con l’apostrofo dopo la vocale (*perche’, cioe’, pero’, giu’). E la regola vale anche se scriviamo in maiuscolo. Se la “e” maiuscola accentata non ha un simbolo sulla tastiera? Nessun problema: cliccate su “Inserisci simbolo” in Microsoft Word e troverete tutto ciò di cui avrete bisogno. Oppure è sufficiente selezionare “Tutte maiuscole” nelle opzioni di formato per evitare di usare apostrofi anziché accenti.
2. Tra soggetto e verbo non mettere la virgola
Evitare la virgola tra due parti del discorso strettamente collegate fra loro: per esempio, tra soggetto e verbo; nome e aggettivo; verbo e complemento oggetto: l’errore è grave e può essere giustificato solo come “licenza poetica”.
3. Qual è o qual’è?
Il trucco per capire se ci vuole o non ci vuole l’apostrofo è piuttosto semplice: isola la parola sulla quale hai dubbi, in questo caso qual, e cerca di capire se può occorrere dinanzi a un’altra parola senza apostrofo. La parola qual, per esempio, può occorrere dinanzi a buon nell’espressione qual buon vento. Se questo è il tuo caso l’apostrofo non serve: ti trovi dinanzi a un caso di troncamento, e non di elisione.
Dall’Accademia della Crusca:
“L’esatta grafia di qual è non prevede l’apostrofo in quanto si tratta di un’apocope vocalica, che si produce anche davanti a consonante (qual buon vento vi porta?) e non di un’elisione che invece si produce soltanto prima di una vocale (e l’apostrofo è il segno grafico che resta proprio nel caso dell’elisione). Come qual ci sono altri aggettivi soggetti allo stesso trattamento: tal, buon, pover (solo nell’italiano antico), ecc. È vero che la grafia qual’è è diffusa e ricorrente anche nella stampa, ma per ora questo non è bastato a far cambiare la regola grafica che pertanto è consigliabile continuare a rispettare”
4. Le H… una grande disperazione italiana
Ci capita anche questo. Sbagliare a mettere la H. Ed è un errore madornale per un futuro dottore. Non si può vedere!
Sei in difficoltà? Fatti aiutare dalla filastrocca del mio maestro Epis: “Are, ere, ire… H non venire. Ato, ito, uto… H vieni subito”.
In attesa di altri errori da segnalarti… BUON LAVORO DI STESURA e OCCHI APERTI LAUREANDI!